Da Torre Maura verso ….. il cuore dell'Europa!
Maria Spadoni


Sono nata a Roma, da famiglia romana, madre casalinga e padre vigile del fuoco, cresciuta in uno di quei quartieri periferici in cui ci si conosce tutti o quasi, dove le opportunità di aggregazione per gli adolescenti sono pressoché inesistenti, ed il solo luogo in cui potersi incontrare è stata a lungo la parrocchia con l'annesso oratorio.
Poi arrivava il grande momento della scuola superiore, il conseguente spostamento quotidiano verso zone più centrali della città, l'impatto con i difficoltosi spostamenti con i mezzi pubblici, il contatto con persone diverse, insomma, si usciva fuori da quello che era il mondo fino a quel momento conosciuto.
Naturalmente non mancavano le lunghe passeggiate nelle strade più centrali del quartiere, il cosiddetto "struscio", oppure verso le strade commerciali dei quartieri limitrofi, o ancora, molto raramente, verso il centro della città, considerato "bello e impossibile" per le sue strade così affollate, piene di colori, ma anche impossibile da raggiungere per noi, adolescenti di periferia!
Trascorro gli anni come tanti giovani: lavori saltuari, vacanze, amici… Nel frattempo Roma si stava trasformando, dentro e fuori, finché, alcuni anni fa, mi si offre l'opportunità di entrare in contatto con il mondo del volontariato, una realtà nuova per me, ma che a Roma è già ben radicata da tempo, segno che veramente qualcosa è cambiato. Una cosa tira l'altra, poi, un bel giorno, approdo ad un'associazione che si occupa di attività giovanili, in particolare di mobilità giovanile e scambi culturali.
E trovo un mondo nuovo che si apre… Inizia una grande avventura…
Ho vissuto il primo scambio, con i timori e le ansie di chi intraprende attività nuove e sconosciute, il confronto con altre realtà culturali è stato duro, quello con sé stessi lo è stato ancora di più, e così sono tornata nella mia città diversa, forse un po' cresciuta, con la convinzione di aver vissuto qualcosa di magico ed esclusivo, che non poteva rimanere un patrimonio solo mio.
Ho così maturato la consapevolezza di "essere cittadina del mondo", perché una trasformazione generale era in atto, ed anch'io, dal mio piccolo mondo, stavo per essere "catapultata" in quella dimensione generale di cambiamento, e che potevo e dovevo dare un contributo reale alla mia città che aveva bisogno di stare al passo, di confrontarsi con il mondo intero, e diventarne parte integrante.
Il mio entusiasmo era alle stelle, mai avrei immaginato di… "partire da Torre Maura, per arrivare…al centro dell'Europa!" In un contesto personale di questo tipo, innumerevoli sono state poi le occasioni di contatto con giovani europei, da cui ho tratto sempre di più la possibilità di ricevere nuovi stimoli per partecipare ad altri scambi, ma anche di lavorare per organizzarne e realizzarne di nuovi all'interno della nostra città.
Ho sempre amato la mia città, mi è sempre apparsa così meravigliosa, pur nelle sue innumerevoli contraddizioni, e trasmetterlo a quei giovani stranieri che la conoscevano soltanto "virtualmente", è stato per me fortemente gratificante!
Abbiamo cercato di mostrare loro ogni sfaccettatura di questa Roma, tanto amata e tanto odiata allo stesso tempo, i suoi monumenti, ma anche i ritmi della vita quotidiana, frenetici, ma pur sempre "mediterranei", gli usi della "gente della notte", l'essenza degli abitanti, così moderni ma anche così tradizionalisti, cercando di aprire le loro menti, abbattendo almeno in parte gli stereotipi ancora presenti in gran parte di loro, ma, in alcuni casi enfatizzando i nostri costumi, che nessuna rivoluzione globale riuscirà a stravolgere.
E qui parliamo, per esempio, della nostra abitudine, apprezzata da alcuni, disdegnata da altri, così radicata a… mangiare la pasta tutti i giorni in modo diverso, motivo questo di grande stupore da parte loro, ma anche di grande curiosità.
E poi ancora le strade e le piazze della nostra città sempre così vive, così attive, così colorate, considerato che molti di loro spesso provenivano da paesi in cui i luoghi possibili d'incontro sono soprattutto le case, i luoghi di lavoro, i pub.
Quando arrivava il momento di partire, poi, portava sempre un velo di tristezza, ognuno di loro aveva gli occhi pieni di lacrime, perché ognuno di quei ragazzi l' ha conosciuta dal di dentro, l' ha apprezzata, l' ha amata, e la terrà nel proprio cuore, insieme a tutte le contraddizioni che la distingue.
E la "nostra" Roma? Beh, a volte sembra invivibile, a causa del traffico sempre più incombente, è vero, ma finalmente le strade sono più pulite e più controllate, i monumenti e le zone verdi più rispettati, i musei ed i luoghi di cultura più accessibili a tutti, l'attenzione per i bisogni della gente comune e dei giovani da parte degli amministratori, sembra stia crescendo… Il mio quartiere ha ancora l'odore del passato, sembra che lì il tempo si sia fermato, ma ho capito che siamo noi in prima persona che dobbiamo muoverci ed aprire i nostri orizzonti, affinché, si attui completamente quel mutamento in cui da città poco più che provinciale, Roma si possa trasformare giorno dopo giorno, e sempre di più, in un luogo da vivere pienamente, dove c'è sempre qualcosa da fare e qualcuno che può dare una mano a chi ne ha bisogno.
Una grande megalopoli multirazziale, dove convivono liberamente passato e futuro, dove il bianco e il nero si mescolano e si armonizzano senza perdere però le loro differenze.

Perché "Roma città aperta", oggi lo sta diventando davvero.

Fonte: www.infogiovani.net