SOCIETA'

di Marika Campeti

L'infibulazione: una pratica ancora usata !

Nella nostra rubrica sui problemi delle donne nel mondo non poteva certo mancare un dito d’accusa puntato contro la pratica più terribile di mutilazione sessuale nel mondo. L’infibulazione dei genitali femminili.

In molti paesi la donna è  considerata una creatura inferiore all’uomo, poco importa alla società che nel vicino occidente l’emancipazione femminile ha raggiunto livelli che hanno permesso alla donna di considerarsi alla pari con l’uomo.. Tra le pratiche di schiavizzazione e sottomissione della donna, una delle più terrificanti, ma purtroppo ancora esistente al mondo, è quella dell’infibulazione. Questo rito barbarico nega il principio stesso che è alla base dell’essere donna. La femminilità e  la procreazione. I paesi a maggior numero di donne che hanno subito mutilazioni genitali sono la Somalia e il Sudan del Nord con una percentuale del 98% seguiti con una percentuale del 90% dalla Sierra Leone e dal Gibuti e con una percentuale del 60% dal Gambia e dalla Liberia.

L’aspetto più raccapricciante di questa pratica è accorgersi di come col tempo si sia radicata a tal punto da diventare non solo una violenza fisica ma psicologica, in quanto considerata dalle stesse donne necessaria per vivere ed essere accettate in società.Tante bambine in Africa vedendo le loro sorelle maggiori già sposate e già diventate donne senza la loro parte di “peccato” decidono in preda alla disperazione per la loro diversità di operarsi da sole. Molte odiano quella loro parte così tabù tanto da reciderla da sole con mezzi di fortuna.. Il termine infibulazione deriva dal latino “fibula”,una spilla utilizzata per agganciare la toga romana. La fibula era usata per prevenire  i rapporti sessuali tra gli schiavi, fissata tra le grandi labbra delle donne e il prepuzio degli uomini. In questo modo era assicurata la fedeltà delle schiave ai loro padroni. L’infibulazione è la pratica più atroce di mutilazione genitale, comporta l’asportazione del clitoride, delle piccole labbra e delle grandi labbra. La “Cerimonia” è fatta da sole donne e il taglio dei genitali è compiuto da una donna anziana, di solito unica nel villaggio, spesso una levatrice o un’esperta del mondo dell’occulto. Di solito queste “esperte” chiedono per le loro mutilazioni molti soldi, e le famiglie povere sono costrette a indebitarsi, perché per loro avere una figlia con i genitali integri è una condanna all’esilio dalla società. La bambina è tenuta con le gambe divaricate e immobile da altre donne tra cui la stessa madre. Il taglio è fatto senza nessuna precauzione anestetica o disinfettante,l’incisione è compiuta con una lama di un coltello, un paio di forbici, un pezzo di vetro affilato, o una scheggia di metallo. Le gravi ferite sono suturate a seconda della tradizione con fili di seta o spine di acacia. Per cicatrizzare le ferite si usano delle sostanze naturali come il tuorlo d’uovo, succo di limone, miscugli di erbe o delle ceneri che provocano delle infezioni anche mortali.Finita l’incisione e la cucitura i genitali appaiono come quelli delle bambole di plastica. Inesistenti. Le gambe vengono legate e immobilizzate per alcune settimane per permettere alla ferita di guarire. La cosa più atroce per le “neo donne” è fare pipì. Il bruciore dell’urina sulla ferita è terrificante. Se la povera creatura sopravvive alle infezioni e al dissanguamento è considerata “sessualmente pura”. In questo modo la ragazzina non avrà desiderio sessuale e sarà scucita soltanto una volta sposata e il dolore invece del piacere della sua notte di nozze le ricorderà per l’ennesima volta che prezzo sta pagando per essere donna. Con la colonizzazione europea e l’arrivo della civiltà in alcuni  paesi come l’Eritrea e l’Egitto la pratica dell’infibulazione è stata bandita e sono nati i primi movimenti per sostenere i diritti delle donne, ma in altri paesi questa tradizione è invece aumentata proprio perché i nativi hanno voluto imporre le loro leggi e  i loro rituali per distinguersi dagli invasori stranieri facendo, di questa sanguinosa operazione, la loro bandiera nazionale. Con l’immigrazione molti si sono portati dietro questa tradizione. Infatti in Italia  ci sono molte donne africane che vorrebbero continuare a praticarla pur vivendo in un paese dove è vietata.

In Africa gli stessi uomini di potere stanno attuando delle campagne anti-infibulazione dichiarando che loro non hanno permesso che le loro figlie venissero sottoposte a tale rito barbarico, sperando fare esempio al popolo e di eliminare piano piano questa terribile tradizione sanguinaria.

La strada per la liberazione da questa pratica è ancora lunga soprattutto perché le stesse ragazze decidono di loro spontanea volontà di essere sottoposte alla mutilazione.

La campagna di informazione comunque non è mai troppa e ci auguriamo che quelle percentuali così crudelmente alte si abbassino a favore di una donna libera di essere donna.

HOME PAGE